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Chi studi una qualsiasi storia di Grecia, sia civile, sia letteraria od artistica, dopo la morte di Alessandro vede aprirsi un nuovo mondo spirituale.

Mondo rappresentato, nelle varie storie, con colori su per giú identici. E non già pel costume, che troppo spesso hanno gli scrittori, di ripetersi l’un l’altro; ma perché, veramente, le caratteristiche dell’età alessandrina, come sono spiccate ed ovvie, cosí furono rilevate, da parecchio tempo, e in maniera definitiva, da studiosi di gran dottrina e di molto gusto, quali, per citare gli antesignani, il Droysen, il Helbig, il Couat, e, per venire ai recentissimi, il Cessi, il Rostagni, e, ultimi di tempo e non davvero di merito, il De Ridder e il Deonna1. Taccio di altri assai piú famosi che realmente benemeriti.

Ma se mi pare che ci sia ben poco da aggiungere intorno ai caratteri generali dello spirito alessandrino, non mi accordo poi

  1. DROYSEN, Geschichte des Hellenismus (1842-1877); Helbig, Untersuchungen ueber die campanische Wandmalerei; COUAT, La poesie alexandrine sous les Iroís premiers Ptolemées (1882); CESSI, La poesia ellenistica (1912); ROSTAGNI, Poeti alessandrini (1916); De Ridder et Deonna, L’art en Grece (1924).