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230 TEOCRITO

Ma ecco la morte di Dafni; ed ecco un cangiamento repentino, come nell’orchestra una di quelle modulazioni profonde che sembrano spostare, nelle radici dell’essere, l’orientazione del nostro spirito. Il miniatore è divenuto pittor d’affresco dalle linee larghe e possenti. Dov’è qui l’alessandrino? — Nulla canto che non sia documentato — proclamava Callimaco, il piú illustre e il meno divertente dei poeti alessandrini. Un alessandrino autentico ci avrebbe detto per filo e per segno come e perché Dafni era giunto alla sua misera fine, ci avrebbe comunicato il nome della fanciulla amata, e chi era il padre, e chi la madre, e tutta la geneologia, e specificato e dipinto il luogo ove Dafni si trovava, e descritte forse le vesti dei visitatori: e fortunati noi se ci risparmiava le fonti letterarie da cui aveva derivata la leggenda.

Ma qui non si sa nulla di nulla. Perché Cipride è sdegnata contro Dafni? E qual’è la foggia della sua vendetta? La fanciulla ch’egli ama lo va cercando. Dunque l’amore di Dafni non è spregiato. E allora perché muore? Forse non si trovano? E perché anche le fiere selvagge piangono la sua morte? Forse per la dolcezza del suo canto? E che vuol dire che Dafni darà cruccio ad Amore anche nell’Averno? — Tutte queste domande affiorano al nostro spirito, e invano attendono risposta. Tutto è qui incerto, velato, lontano. E in questa nebbia si muovono larghe figurazioni meravigliose, teorie di fantasmi umani e ferini, in una verde opacità crepuscolare.

A che cosa si deve il tramutamento improvviso? Semplicemente alla ispirazione. Nella prima parte c’è l’artista che svolge — con impareggiabile maestria — il soggetto convenzionale. Ma d’un tratto balena un argomento prediletto. E allora sparisce l’artista con le sue qualità superficiali, legate a un tempo, a un luogo, a una lingua, a una tecnica; e subentra il poeta, ribelle, come ogni forza naturale, ad ogni contingenza di luogo e di tempo. E Teocrito vede come avrebbe potuto vedere tanti secoli prima un cantore dei Veda, come vedrà domani il poeta di genti future.