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rebbe veramente a provare una esuberanza di sentimento e d’intelligenza, giacchè non è ammissibile che una persona in perfetto possesso del suo buon senso debba provare un vivo compiacimento a girar vertiginosamente intorno a sè stessa a suon di musica!
Io, benchè così piccina (inorridite o pie persone che leggerete queste pagine così sincere) ballavo volentieri perchè il valtzer e la polka mi davano modo di abbracciare Eugenio Wulliet e un certo Leonetto Franciosi pei quali nutrivo una vivissima simpatia, affatto differente da quella sentita per l’Emma e per qualche altra bambina. E provavo un vero dolore quando i miei piccoli cavalieri che del resto mi erano abbastanza fedeli, ballavano con altre bimbe e se le stringevano al seno. Io seguivo le coppie con uno sguardo feroce, carico di tempeste che fortunatamente non si scatenavano mai. Un sorriso delle mie rivali, un confetto, un pennino, un libro, mi calmavano immediatamente. E le recite? Oh se i maestri, o meglio gli educatori si ricordassero un po’ d’essere stati piccini e dopo un accurato esame di coscienza si decidessero a sopprimerle affatto dal loro programma!
Le recite scolastiche non hanno mai fatto alcun bene ai ragazzi, neppure, pare impossibile! quando vengono fatte a scopo di beneficenza! Non parlo degli studi interrotti a motivo delle prove, nè delle preoccupazioni delle toilettes, nè delle spese straordinarie a cui vengono obbligate le famiglie, ma della febbre vera e propria che esse mettono nelle piccole anime delle bambine.... delle bambine che debbono interpretar sentimenti e spesso passioni affatto in disaccordo con la loro età, con la loro educazione, con la loro na-