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famiglia disperso pel mondo. Ed esteriormente nulla è mutato in quella strada, in quel gran casamento, sotto quelle ampie persiane grigie alzate a metà...

La famiglia Wulliet era composta del padre, un bell'uomo ancora giovane, alto e simpatico, della madre e di cinque figliuoli: Eugenio, Ettore, Ernesto, Emma ed Eugenia.

Eugenio, uno splendido giovinetto sui quindici anni, frequentava con suo fratello Ettore le scuole di San Sebastiano, ed era il sospiro segreto di tutte noi bambine. Ma egli, il giovanissimo sultano, disdegnava i nostri omaggi e faceva la ruota a una vecchia cameriera del vicinato non brutta che lo adescava con libri e regalucci.

Ettore, quietissimo, era tutto scuola e casa. Non ci guardava, — o se ci guardava — era per farci dei predicozzi o per tirarci le orecchie.

Ernesto, povero piccino, si era spezzato il filo delle reni pochi mesi dopo la sua nascita, in conseguenza di una caduta e stava sempre in una specie di carrettella automatica, tutta imbottita di guanciali che egli stesso dirigeva coi suoi braccìni sottili. Lo adoravano tutti quel bambino: e l'andare a passar qualche ora con Ernesto costituiva per noi bambini il più gradito dei premi.

Eugenia aveva cinque o sei anni appena: Emma, con la quale mi strinsi subito in una tenerissima amicizia, aveva la mia età. Non posso pensare neppur ora senza sentirmi vivamente commossa al fresco visetto birichino, al sorriso malizioso e ai begli occhioni neri di quella mia dolce amica di infanzia con la quale vissi, per cinque anni, in una continua e completa comunione d'idee, di affetti e di desiderii.