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Quantunque non mi mancasse la fiducia nelle idee che sostenevo e avessi dato al mio lavoro una forma garbata e accuratissima non avrei mai creduto che la breve conferenza potesse ottenere un successo così strepitoso.. Il pubblico era accorso così numeroso che fu assolu-


    siero, o signore, destandovi forse nel cuore commosso un indistinto, eppure intenso desiderio di rivivere quei tempi, quelle lotte, quello glorie immortali.
    Nè in queste geniali conversazioni, informate ad antica cortesia, vennero dimenticate le donne che coltivarono lettere, scienze ed arti in modo più o meno degno: e furono anzi studiate con singolare amore e con severa imparzialità....
    Oggi, ah! oggi cominciano per voi — e fortunatamente finiscono ~ le dolenti note. Ed ecco perchè, signore belle e buone, vi ho chiesto perdono fino dal principio di questa chiacchierata, che non è, non vuol essere una dotta conferenza, ma il semplice e caldo sfogo d’un cuore con altri cuori, ma lo slanciò spontaneo d’un’anima che si sente circondata — direi quasi carezzata — da molte, da tante anime affettuose: dalle vostre, o signore.
    ... Ma andiamo, che è tempo. E dove? Ahimè! Non aule universitarie, non profumati salotti di belle studiose non santuari di sacre vergini, non severità di musei ove si accoglie il fiore dell’ingegno, aspettano la nostra visita. Noi la dobbiamo, se non v’incresce, a quelle pazze orde di fanciulli che ogni giorno, nelle ore pomeridiane, si rovesciano nella strada, empiendola di tumulto, di atti villani, di oscene apostrofi. E chi sono quei fanciulli? — I nostri figliuoli. — Di dove escono? — Da scuola. — E che hanno mai fatto in iscuola? — Hanno studiato. — E che hanno studiato, e bene, ve lo proveranno gli esami di licenza elementare, le ammissioni al ginnasio, al liceo e, più tardi, alle università. Ma per uno strano fenomeno che darebbe da pensare al mio medico — un illustre alienista — io precorro i tempi e vedo molti di quei fanciulli già mezzi nomini, coi baffetti nascenti, con le labbra atteggiate ad un sorrisetto fra l’ironico e il bambinesco, sorriso caratteristico, tout à fait fin de siècle.