Pagina:Iacopone da Todi – Le Laude, 1930 – BEIC 1854317.djvu/184

La carne dice a la ragione: — Io me t’arendo per pregione:
25aiutarne ch’io ho cagione, — ché l’amor me voi consumare.
Ché non farian sufficenza — mille corpi a sua ademplenza,
e con Dio si se entenza — che ’l se crede manecare.
Abraccia Dio e vollo tenere — e quel che vole non sa dire:
29sputar non lassa né ranscire, — che non se possa travagliare.
Su del cielo piglia parte, — poi con meco si combatte:
enganname con sua arte, — si sa dolce predicare.
Ché parla si dolcemente, — che me sottra’ da tutta gente:
33poi si piglia si la mente, — che non la lassa suspirare.
Pregovi che m’aiutiti, — che un poco l’affreniti,
ché i soi pensier me son feriti, — che tutta me fan concussare.
Pigliar voglio pensamento — a non adempir el suo talento:
37e de star solo non gli assento, — ch’io non possa contrastare.
Del mondo sirò accompagnata, — de lui giragio enfacendata,
ch’io non sia allapidata, — embrigarògli el meditare. —
La ragion dice: — Non te giova, — l’amor vencer voi la
[prova:
41s’egli en di non te trova, — la notte tu non pòi mucciare. —