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Como Cristo se lamenta de la Chiesa romana
Iesú Cristo se lamenta — de la Chiesa romana,
che gli è engrata e villana — de l’amor che gli ha portato.
— Da poi ch’io presi carne — de la umana natura,
sostenni passione — con una morte dura,
desponsai la Ecclesia — fidelissima e pura:
6puse en lei mia cura — d’uno amore apicciato.
Gli mei pover discipoli — per lo mondo mandai,
de lo Spirito santo — lor coragio enflammai:
la fede mia santissima — per lor si semenai,
molti segni mostrai — per l’universo stato. xo
Vedendo el mondo cieco — tanti segni mostrare,
a omini idioti — tanto saper parlare,
fuor presi d’amiranza, — credere e battizare,
14essi quegl segni fare — onde sera amirato.
Levossi l’idolátria — col suo pessimo errore:
puose en arte magica — li signi del Signore,
accecò gli populi; — rege, emperadore
18occisero a dolore — omne messo mandato.
Tanto era lo fervore — de la primera fede,
occidendone uno, — mille lassava erede;
stancava li carnifici — de farne tanta cede:
22martirizata fede — vicque per adurato.
Levosse la eresia — e fece gran semblaglia,
contra la veritate — fece gran battaglia;
sofisticato vero — sua seminò zizaglia:
26non fo senza travaglia — cotal ponto passato.