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voglio che conosca la fallanza,
e giammai non gli esca de mente:
segno porti en fronte en remembranza
320 quanto’l peccato si m’è dispiacente. —
— Meser, volontiere ne porto segno
ch’ io so reformato a tua figura:
vedendome signato, lo malegno
non ma’ potèra con sua fortura. —
— Ed io nella tua fronte croce segno
de crismate salute a tua valura:
confortate, combatte ch’io do regno
328 a quel ch’en mia schiera ben adura. —
La Misericordia è parlante:
— Meser, Torno ha tanto degiunato,
che se de cibo non fusse sumante,
la debeleza l’ha giá consumato. —
— Ed io li do lo mio corpo avenante,
el sangue ch’è uscito del mio lato,
pane e vino en sacramento stante
336 che da lo preite sará consecrato. —
Iustizia ce pete la sua parte:
— ’Nante che Tomo se deggia cibare,
de caritate me fará le carte
ch’esso Dio sopr’omnia deggi amare,
el prossimo con Dio abbracciante
e sempre omne ben desiderare. —
— Meser, ed io prometto de ciò farte,
344 ch’ io ne so tenuto e deggiol fare. —
La Misericordia non fina
ademandare la necessitate:
— Meser, se l’omo cadesse en ruina,
corno faria de quell’ infermitate? —
— Ordenata gli ho la medicina:
la Penetenza, ch’ è de tua amistate;
se mai lo repigliasse la malina,
332 recorra a lei: averá sanetate. —