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228 lauda xcii


     Spogliar se vole l’omo d’ognecovelle,
cioè en questo stato,
e ne la mente non posseder covelle;
se nell’altro vuole essere chiamato,
dé’ esser purgato dal fuoco;
quello è luoco da paragonare.
     Abnegare se vole onne volere
che fin al cristallino è nagitto;
e nulla cosa se pò possedere
finente al tempo ch’io ho sopraditto;
queste l’ho certo scritto; — de lo secondo stato
non può essere operato,
cioè piú en su la terra, ben me pare.
     L’autunni son quadrati,
son stabiliti, non posson voltare;
li cieli son stainati,
lo loro silere me faccion gridare;
o profondato mare, — altura del tuo abisso
m’ha certo stretto a volerme anegare.
     Anegato onne entelletto è ’n un quiito,
però che son ghiacciate tutte l’acque,
de gloria e de pena so sbandito,
vergogna né onor mai non me piacque,
né nulla me despiace, — ché la perfetta pace
me fa l’alma capace
en onne loco potere regnare.
     Regnare nello regno
e nello regno sta lo principato;
navigase so segno,
possede Roma e tutto lo senato,
e questo senatore — sí sana onne langore,
l’apostolo te puote esercitare.
     Puote esercitare un cielo,
ché questo cielo sta molto celato;
ha perduto onne zelo
possede el trono e tutto el dominato,