Solo ne traggon dal fecondo seno Dall’ampia Società detti, e Scrittori, Gran barbacani a favellare ameno;93 Parla il Lagomarsini? e lodi, e onori Sommi al Colonia dona: ed il Venturi Sembra che il Benci e il Pulcarelli adori.96 E il Fabri altri non par che legga, o curi, Che il suo Molina; e di Fisica quello Trova nel Tolomei dogmi sicuri.99 E così fan di lor tanto bordello, Che chi non distingueli agli orecchi, Lor Casa crederia de’ savi ostello.102 Ma io non vo’, che in ignoranza invecchi Il Mondo; e vo’ che scorga gli sfacciati, Che son di vera Asinitate specchi.105 Faceste bene a dir che al mondo nati Son come i funghi i Dotti, e che germoglia Il terren da per tutto Uomin sensati.108 Questo gli è vero, e a rinfacciar m’invoglia Sempre più a voi, che in abbondanza tale, Un Dotto sol non ha la vostra Soglia.111 Solo si vede questo e quel cotale, Stolido, disensato, e ignorantello, Starvi appresso, e tenervi l’orinale.114 Anzi sì di migliaccio il reo cervello Ripieno avete, che se a sorte alcuno Di saper fa tra voi l’animo bello:117 Resta da voi spregiato, e va digiuno Di lode; e il gran Petavio, e il buon Sirmondo, E altri simil, vi son negli occhi un pruno.120 E avete il capo così goffo, e tondo, Che dove l’Opre sien di que’ valenti, Non vi trovate Libreria nel Mondo.123 E tra’ vivi lo dica il Padre Centi, Che lo scacciaste come un Ribaldaccio, Perchè nutria più saggi sentimenti.126 E in fare andar la gioventute avaccio Ne’ buoni studj, all’ignoranza vostra Da lui venia gran disonore, e impaccio.129 Ma il vostro viso, che mai non s’inostra Del pudor santo, ancor non si vergogna Di sua stortezza far più chiara mostra.132 Ecco il Lagomarsin, che ha messa in gogna Tutta la Societate, e fa palese Esser di gusto reo sordida fogna.135