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Or condannate pur l’alto disegno,
  Di fare esempio al dir Tullio, e Marone:
  E me per questo abbiate in odio, e a sdegno. 48
Che da per voi tirar la conclusione
  Potete: Fiorirà così mia scuola,
  E a voi solo verrà qualche coglione. 51
Che a Genitor simil rapisce e invola
  La vostra ipocrisìa. Quanto ben disse,
  E quanto è memorabil la parola 54
Del dotto Lazzerini! allorchè fisse
  Le pupille ebbe a vostra Casa, e allato
  Il tetto vide, ove il gran Cosmo visse. 57
Esclamò volto a questo: Ecco il beato
  Soggiorno al mondo, in cui virtù rinacque,
  E a sua cuna del Ciel fu destinato. 60
Ma il vostro a lui sì giustamente spiacque,
  Che il ravvisò delle scienze avello,
  E le gote rigò di tepide acque. 63
E questa è la ragion, ch’ora a martello
  Sonate contra lui; che la vendetta
  Vi bolle nel linfatico cervello. 66
Ma quai vigliacchi, la rabbia e saetta
  Sfogate contro un Uom di vita muto.
  Oh Giove, che non prendi ora un’accetta; 69
E non isperdi l’atro Stuol cornuto
  Di lordi Calabroni, a’ quali appresso
  E ogni onestate, ogni pudor perduto. 72
Di due Somari ecco in paraggio han messo
  Lazzerini, e Salvin, de’ quali il nome
  Ne va da Calpe all’Indo, e al Cielo stesso. 75
Ei givan carchi di onorate some
  Di Scienza e Virtute, e il sacro alloro
  Non cinse mai più venerande chiome. 78
Ma di tai babbuassi il concistoro
  Dichiara, che di lor pregi all’inopia
  Lodi accordate gran soccorso foro. 81
S’io potessi segnar colla sinopia
  Quei che tal frode fan; di quei Pugliesi
  Castroni si vedrebbe una gran copia. 84
Se avete mai di Gesuiti intesi
  I discorsi fallaci, e pedanteschi,
  Per turba dotta l’averete presi. 87
Par che tenace pania sì l’inveschi
  Scambievolmente, che attaccati sieno,
  E che dove l’un borda, l’altro peschi. 90