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annuntio, exultabunt ut arietes, per la speranza in cui vedevasi; che entravano. Di tutto ciò era contemplatore il Padre eterno, quale appunto ce lo rappresentiamo allora, che data al Mondo l’ultima mano, tutto il fatto come buono lodò, tale quivi in sé stesso sostenuto appariva, e congiungendo l’alto col basso, la Terra insieme col Cielo, quasi facevano una sola Regione. Come poi fosse sì nobil machina illuminata, si può comprendere dalle stelle, che splendono, benché il Sole fonte della loro luce non facea il suo personaggio nella scena del Cielo. Certo è, che da ogni parte rifolgorava la mole. Scorgevansi compassati chiarori, ne si rinveniva dove mai derivassero: non sapevasi decidere se fossero nelle pitture nascenti, o imprestati da qualche sole congregato dall’arte. Così con cento, e mille inganni gratissimi di lontananze vicine, e di vicinanze lontane, di fughe stabili, e di finimenti, che havevano dell’infinito, dolcemente perdevasi la curiosità, e lasciava libera la divozione, sì che ne’ suoi santi esercitij impiegar si poteva. In questi giorni pure nel Teatro sudetto de’ Signori Barberini furono rappresentati due altri Drami assai spiritosi in musica, con apparati, e mutazioni di scene; con intermedij balletti, & armonie isquisite; & il soggetto d’ambi due fu graziosamente tradotto dalle vivezze Spagnuole. Uno era intitolato Le Armi, e gli Amori, il contenuto del quale versava nel