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ramente alla Cappella domestica di Sant’Ignatio, ch’è la stessa stanza, nella quale egli habitò, e morì, ove venerò le memorie di quel Santo, e vide la ricchezza, e vaghezza de gli ornamenti proportionati a quel luogo. Di là fu condotta al Gabinetto, verso l’Altar maggiore, donde poteva vedere tutta la Chiesa, e la grandissima moltitudine della gente, che vi era; ma perché da quel luogo non poteva sentir molto bene la musica, con la quale si cantava allhora sollennemente il Vespro, si trasferì in un altro sito molto più commodo, e capace, che era già stato ornato con ricchi damaschi, e velluti, & accomodato in guisa, che avanti al luogo dove stava Sua Maestà con alcuni pochi, restava un altro choretto maggiore, che serviva quasi di anticamera. Qui stette la Regina sin che fu detto il Vespro, pascendo insieme, e la vista dell’apparato superbo con cui era ornato l’Altar maggiore, e l’udito della musica eccellente, che a più cori vi si faceva, composta dal Sig. Bonifatio Graziani Maestro di Capella di quella Chiesa, e soggetto chiaro, per le opere già da lui stampate. Finito il Vespro, havendo Sua Maestà gradito con somma affabilità gli ossequij di tutti que’ Padri, e gustato della Festa se ne andò, ne giorni seguenti si trasferì Sua Maestà al Monasterio di Torre de Specchi, dove gionta fu ricevuta alla porta del medesimo Monasterio dal Marchese Valerio Santa Croce, Signori Agostino Maffei, e Paolo Maccarani Deputati del detto luogo, e dalla Madre Donna Maria Giacinta Cesi