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Chiullant, per invitarla in quella Città, come fece, con espressioni d’ossequio, e riverenza. Sua Maestà mostrando di gradir l’officio, con il solito della sua humanità rispose, che gli era stato prescritto il transito dalla Republica di Venetia con espressa conditione di non fermarsi né in Trento, né in Roveredo, e perciò non poteva ricever l’honore dell’invito.

Il Barone avvisò subito il Principe del tutto; ma essendo questo Signore sommamente desideroso di servirla ne’ suoi stati, rispedì senza dimora una staffetta con lettere all’Ambasciator Pimentel, a Don Antonio della Cueva, al Conte Montecuccoli, & a Monsignor Holstenio, pregandoli interporre l’efficacia de’ loro officij con Sua Maestà per ottenere la risolutione tanto da lui bramata intorno a tal alloggio in Trento, mentre il supposto della peste era alieno dal vero, godendovisi intiera salute.

Questi Signori s’impiegarono unitamente per servir al desiderio di detto Principe, e’l medesimo Barone di Fermiano hebbe cortese audienza dalla Regina in Bolgiano, dove invitolla di nuova, riportando da Sua Maestà, ch’essa su la confidenza, che si prometteva di poter havere nell’amorevolezza del Principe Vescovo, quando non fosse stata invitata da lui, si sarebbe invitata da sé medesima; ma che le sopraccennate oppositioni gli cagionavano con suo gran dispiacere l’intoppo, restava nondimeno molto tenuta alla cortesia del Principe; il Barone l’avvisò di tutto, &