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stina. Lesse Sua Maestà la detta professione, con tanta espressiva, che tutti rimasero non meno attoniti, che compunti di risolutione tanto heroica, e qui fu osservato, che ad ogni nuovo periodo, o particella della medesima scrittura, alzando Sua Maestà il capo, e fissando gli occhi in faccia di Monsignore, mostrava con la franchezza delle sue pupille, con qual risolutione, & affetto operasse il cuore; onde quest’atto generoso, intenerì in guisa tale gli animi degli Astanti, che dagli occhi di molti uscirono per tenerezza copiosamente le lagrime. Lo stesso Monsignore non senza fatica, e violenza le puoté trattenere, pensando fra tanto da qual tenerezza sarebbe stato commosso l’animo di Sua Beatitudine, se havesse veduta quell’attione, la più nobile, e la più memorabile di quante si potessero veder nel mondo.

Terminata la professione, e prestato il giuramento in essa contenuto, si levò Monsignore in piedi, e recitò li seguenti versetti, & orationi. Domine Deus virtutum converte nos. Et ostende faciem tuam, & salvi erimus. Exurge Christe, adiuva nos. Et libera nos propter nomen tuum. Fiat misericordia tua Domine super nos. Sicut speravimus in te. Domine exaudi orationem meam. Et clamor meus ad te veniat. Dominus Vobiscum. Et cum Spirito tuo. Oremus. Deus, qui errantibus, ut in viam possint redire Iustitiæ, veritatis tuæ lumen ostendis: da cunctis, qui Christiana professione censentur, ut illa respuere, quæ huic inimica sunt nomini, & ea corrigis, & dispersa congregas, & congregata