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di guittone d'arezzo 43


ave con ciò che seco avea di bene;
e tutto ciò li avene
60per quella schiatta, che piú ch’altra è folle.
     Foll’è chi fugge il suo prode e cher danno
e l’onor suo fa che vergogna i torna;
e di bona libertá, ove soggiorna
a gran piacer, s’aduce a suo gran danno
65sotto segnoria fella e malvagia,
e suo segnor fa suo grande nemico.
A voi, che siete ora in Fiorenza, dico
che ciò ch’è divenuto par v’adagia;
e poi li Alamanni in casa avete,
70servitei bene e fate vo mostrare
le spade lor, con che v’han fesso i visi,
e padri e figli aucisi;
e piaceme che lor degiate dare,
perch’ebbero en ciò fare
75fatica assai, de vostre gran monete.
     Monete mante e gran gioi presentate
ai Conti e a li Uberti e a li altri tutti,
ch’a tanto grande onor v’hanno condutti,
che miso v’hanno Sena in potestate.
80Pistoia e Colle e Volterra fann’ora
guardar vostre castella a loro spese;
e’l Conte Rosso ha Maremma e ’l paese;
Montalcin sta sicur senza le mura;
de Ripafratta teme ora ’l Pisano;
85e ’l Perogin che ’l lago no i tolliate;
e Roma vol con voi far compagnia.
Onore e segnoria
or dunque par e che ben tutto abbiate;
ciò che disiavate
90potete far, cioè re del Toscano.
     Baron lombardi e romani e pugliesi
e tosci e romagnuoli e marchigiani,
Fiorenza, fior che sempre rinovella,