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CXXIX
A Francesco Venier
nell’occasione medesima.
(maggio 1540)
Senza ’l bel lume in cui vedei te stesso
e la tua veracissima salute
e come il fato rio si vinca e mute
per privilegio de’ suoi raggi espresso,
agli assalti del mar t’eri commesso,
quasi uomo altèro de la sua virtute
il bel dono d’Amor fugga e rifiute,
che vien si raro e si desia si spesso:
credevi il foco tuo, che dolce nacque
e fèro crebbe, intiepidir fra via,
del cor mal grado, a cui cotanto piacque.
O giustizia d’Amor leggiadra e pia,
che, spegnendo il tuo ardor ne le sals’acque,
piú l’accese, e salvò tua vita e mia!