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CXXI
A fra Bernardino Ochino da Siena
lodandone l’austera predicazione.
( 1538 )
O tnessaggier di Dio, che ’n bigia vesta
l’oro e i terreni onor dispregi tanto
e nei cuor duri imprimi il sermon santo,
che te stesso e piú ’l ver ne manifesta,
il tuo lume ha via sgombra la tempesta
dal core ove fremea, dagli occhi ’l pianto;
contra i tuoi detti non può tanto o quanto
de’ fèri altrui desir la turba infesta.
L’alma mia si fe’ rea de la sua morte
dietr’al senso famelico, e non vide
sul Tebro un segno mai di vera luce:
or, raccolta in se stessa, invia le scorte
per passar salva e s’arma e si divide
da le lusinghe del suo falso duce.
CXXII
A fra Bernardino Ochino da Siena
sul medesimo argomento.
( 1538 )
A quei ferventi spirti, a le parole
che quasi acuti strai dentr’al cor sento,
scaldo i freddi pensieri, e lor rammento
quanto talor invan da me si vòle;
levansi allor ardenti al sommo Sole
che tutto scorre e vede in un momento.
Servo ledei di Dio, quel che divento
allora è don de le tue voci sole.
Ché non si tosto ne’ bei rai m’affiso,
ch’io scorgo il ver che qui l’ombra ne vela;
e quel tanto son io per te beato.
S’aggelan poi_; ma tu, cui solo è dato,
spesso gl’infiamma e lor mostra e rivela
li ordini occulti e ’l bel del paradiso.