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XC

Altri ormai tormenti Amore.

Tanti con mia vergogna aspri tormenti
nel tuo regno ho sofferto, empio tiranno,
tanti n’attendo ancor, ch’ornai mi fanno
grave a me stesso e favola a le genti.

Le faci avventa e drizza i tuoi pungenti
strali, ch’acceso ed impiagato m’hanno,
nei freddi e duri petti, ed il mio affanno
tempra co’ raggi tuoi di pietá ardenti,
o il cor disciogli, il qual d’un nodo forte
stringi, e riempi di vaghezze nòve;
ch’assai gloria ti fia l’avermi vinto;

e tanto piú quant’io per te dipinto
il viso porto di color di morte,
e tu campo hai da far piú degne prove.

XCI


A tale che, intento alla gloria, fugge amore.

Mentre che voi, cui vien dal ciel concesso
quant’a molt’altri di valor comparte,
per onorar il buon popol di Marte,
che per desio di voi si lagna spesso,
e per ornar di bei pregi voi stesso
e degl’ inchiostri e de’ pensier le carte,
da l’empie man d’Amor fuggite in parte
ov’è lungi ’l caduco e’l fermo presso;

io qui, com’uom che tardo si consiglia
e co’ propri sospir nudre ’l suo foco,
cerco acquetar con un sol guardo il core;

peggio è ch’io mostro, a le turbate ciglia,
ai passi lenti, al parlar rotto e fioco,
in quante guise il di m’ancide Amore.