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LIV

Si racconsoli, poiché, casta, ha trionfato.

O cor piú ch’altro saggio e piú pudico,
che ’n sul leggiadro ancor tenero fiore
degli anni, carco di maturo onore,
hai vinto si possente aspro nemico;

se ’l mondo ascolti con silenzio amico
tue vittorie e le ’ntagli in marmo e ’ndore,
e se in memoria del tuo bel valore
pianti miU’altre palme in colle aprico;

raffrena il corso al rio che vago scende
dagli occhi e d’un bel lucido cristallo
riga la guancia fresca e colorita;

ché ’ntomo a te si legge il non tuo fallo
di bei diamanti scritto, e ’n atto ardita
v’è Castitá che t’orna e ti difende.

LV


Meravigliose in lei anche le lagrime.

Sovra ’l bel morto Adon non fúr giá quelle
piogge di pianto si dolci e pietose,
né voci cosi ardenti ed amorose
tra bei sospir s’udian formar con elle,
come vid’io quel di le mie due stelle
sparger, quasi notturne rugiadose
stille d’argento in su vermiglie ròse,
giú per le guance delicate e belle,
e mover quete sospirando al cielo,
ch’era forse a mirar fermo in quel punto
le meraviglie del bel viso santo.

— Signor — mi parean dire — il bianco velo
e ’l puro cor che dal tuo strale è punto,
non macchi infamia, se fúr casti tanto.