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CCIX
Dal salmo sesto.
Signor, le colpe mie danna e correggi
senza sdegno e senz’ira,
né per me chiuda tua pietade ’l seno;
ma con la forte mano, onde tu reggi
5 il ciel eh’ intorno gira,
sostien la vita mia ch’ornai vien meno,
e ’l tuo ciglio sereno
conforti l’alma che paventa e trema,
né indugiar piú, ch’io sono a l’ora estrema,
io Padre, rivolgi i pietosi occhi e guarda
Morte che giá mi sfida;
odi l’ultimo suon de’miei lamenti;
non sia la grazia tua, non sia piú tarda:
senza te, luce e guida,
15 se l’alma parte e fien questi occhi spenti
fra gli eterni tormenti,
come potrò, Signor, chiamarti? e come
tener memoria del tuo santo nome?
Di pianger lasso, ma non sazio ancóra
20 fo del mio letto un fiume
corrente si ch’ogni mia macchia lave.
Giá questi occhi son ciechi e si scolora
per si lungo costume
il volto e giace ’l corpo infermo e grave;
25 e, perché piú non have
chi gli ministri ’l suo vigore interno,
son fatto gioco ai miei nimici e scherno.
Voi che di prave e scelerate voglie
e d’opre ingiuste ed empie
30 portate sozzo il cor sempre e la mano,
state a me lungi, ché ’l Signore accoglie
i miei preghi ed adempie
e fa ’l vostro sperar fallace e vano.