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XXXI

Tutto benedice, allorché gli è benigna.

Quando i begli occhi e i lor soavi giri
miro, donna, e quel vostro almo e sereno
viso, da me non mai lodato a pieno,
dolor non sento alcun de’ miei martiri.

Ma, quando poscia i miei chiusi desiri
son dolcemente accolti in quel bel seno:
— Mille volte — dich’ io — lodate sièno
quante mai sparsi lagrime e sospiri!

benedetto sia ’l mio felice stato
e le rime e la voce e 1.’ intelletto
e gli occhi e ’l cor al bel colpo serbato !

benedetto sia ’l nodo ov’io fui stretto,
e i strai che m’impiagáro il manco lato,
e l’alma che senti tanto diletto!

XXXII


Ella opera miracoli intorno a sé.

O voi che sotto l’amorose insegne
combattendo vincete i pensier bassi,
mirate questa mia, nanzi a cui fassi
Natura intenta a l’opre eccelse e degne;

mirate com’Amor inspiri e regne
in sembianza del Re che ’n cielo stassi,
come ricrei con un sol guardo i lassi
e ’l camin destro di salute insegne.

Si direte poi meco, aprendo l’ali
verso le stelle : — O felice ora in cui
nascemmo per veder cosa si bella!

Ma perché non ars’io, perché non fui
pria neve a si bel sol, segno a li strali?
Beato è chi la mira o le favella.