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XXIX

Il nuovo amore sollevalo alla sua donna morta.

Salgo con l’ali de’ pensieri ardenti,
che ’l novo foco mio forma ed accende,
lá’ ve ’l cener del tuo ch’altrove splende,
anzi il vivo dolor gli avea giá spenti;

salgo a’ cerchi del ciel puri e lucenti
ove i suoi premi il tuo bel viver prende:
quivi ti veggio e quivi i desir rende
la tua divinitá queti e contenti.

Ben dèi tu a lei, che spesso a te m’invia,
scevro dal duolo e da le cure vili,
render grazie dal ciel, non pur salute,
e dirle che qua giú guida mi sia,
mentre che cerchi tu co’ preghi umili
impetrar dal tuo sir la mia salute.

XXX


Beato, quand’ella parla e sospira.

Com’esce fuor sua dolce umil favella
tra le rose vermiglie e tra i sospiri,
che fan, com’aura suol che lieve spiri,
la fiamma del mio cor piú viva e bella,
Amor ne’ miei pensier cosi favella:

— Accendi, fedel mio, tutti i desiri
ne le sue ardenti note e coi martiri
cangia la cara libertá novella.

Non odi tu piú che d’umana mente
i detti che pietá lieta raccoglie
per vestirne virtú che nuda giace?

non vedi tu il suo cor che non consente
al tuo morir, ma ne’ sospir che scioglie
viene a temprar l’ardor che ti disface?