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Giá pioveva dal ciel nèttare e manna,
ora piove gl’inganni e i tradimenti,
tal che chi vuol guardarsi invan s’affanna.

Chi si guarderá mai, se fra gli armenti
diventa il pastor lupo e ’l prato ameno
sotto i piú vaghi fior cela i serpenti?

chi si guarderá mai, se il mondo è pieno
di Sinoni, Ginami, Bruti e Cassi,
c’hanno ’l mèl sempre in bocca e ’l tòsco in seno?

chi si guarderá mai? chi ’n cielo stassi,
poi che qua giú la mano empia ed avara
nel sangue del fratei vermiglia fassi ;

chi può guardarsi, oimè! se la piú cara,
grata famiglia nel tuo proprio nido
t’ordisce incomprensibil fraude e rara?

Alza tu, mondo, insino al cielo il grido
e tu, terra, trangugia nel tuo centro
l’anima e Tossa d’ogni spirto infido.

Questo mar di perfidia, ove son dentro
sommersi tanti, è senza riva o fondo,
tal che in si largo pelago non entro:

solo a mirar tant’acque io mi confondo,
signore illustre, e son di scusa degno,
ché, per solcare un mar tanto profondo,
altro Tifi bisogna ed altro legno.