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La quale (ancor nei dèi l’ira s’accende)
del bel viso turbò l’aria serena
e cominciò: — Se meco ornai contende,
se meco pugna una beltá terrena,
se a’ miei sacrati onor oggi s’estende
una donna mortai senz’altra pena,
adunque in Ida io fui preposta invano
a l’altre dee dal gran pastor troiano?
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Ma tosto ben farò tornare in duolo
a questa sciocca sua beltá profana. —

Cosi dicendo, chiama ’l suo figliolo,
fatto signore e dio da gente vana,
quel che per tutto l’arco addrizza e ’l volo,
quel che strugge ogni legge onesta e sana,
e con sue fiamme accese e con saette
sempre impunito ogni gran mal commette.
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Dunque a costui, che prontissimo e sciolto
al mal conosce, mostra la donzella,
indi gli narra appieno ogni onor tolto
e l’offese e l’ingiurie c’ha da quella;
e, baciandogli spesso il seno e ’l volto,
il prega, il stringe, il stimola e martella
che lei d’un uom si vile accenda e invesca,
ch’a tutto il mondo ed a se stessa incresca.
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E, cosi detto, certa che al figliolo
sian comandi quei preghi, il carro sciolse.
Lieti i cigni spiegar per l’aria il volo,
indi calarsi in mar, coni’ella volse:
le belle ninfe e ’l marittimo stuolo
con gran piacer la bella dea raccolse,
cantando in voce lieta e si gioconda
che per udirle ’l mar parea senz’onda.