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Tu combatti, io risolvo il tempo e ’l luoco;
tu sol con la man giovi, io con l’ingegno:
quanto la ciurma al buon nocchier dá luoco,
quanto è del fante il capitan piú degno,
tanto avanzo e trapasso, e dirò poco,
d’ogni opra tua, d’ogni tua lode il segno;
ché non al corpo, a l’anima s’attende,
da cui sol nasce ogni virtude e pende.
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Ma voi, signori, al vostro Ulisse, anzi Argo,
per dio, non siate di tal premio avari:
per quel sudor che in ozio vostro spargo,
quest’onor chieggio e per tant’anni amari.

Giá l’opra è in fine e la vittoria è d’Argo;
tutti i fati ho rimossi a voi contrari
e giá dir posso: per me vinse e prese
le mura eh’espugnabili v’ho rese.
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Per l’estrema fidanza in voi riposta,
per quest’eccidio e per la dea rapita
o s’altra cosa v’[è chiara o nascosta
ove l’ingegno espor s’abbia e la vita
o se pur Troia in alto fato è posta,
prego che sia la mia preghiera udita. —

E scopri fuor Minerva a un tempo e disse:

— Date l’arme a costei, se indegno è Ulisse.