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XXV

Venga a dargli contezza del cielo.

Deh vieni ornai, ben nata, a darmi luce
de le cose del ciel ch’aperte vedi,
or che si presso a Dio si cara siedi
e si vagheggi la sua eterna luce.

Dimmi in che guisa quel supremo duce
le corone dispensi e le mercedi;
conta i tuoi gaudi ed al mio duol concedi
requie ed oblio, poiché a morir m’induce:

acciò che l’alma a cui giá vita desti,
senta del vero bene e si consoli
afflitta, udendo il tuo udir dolce e pio;

tutta in se stessa poi, spezzando questi
ritegni umani, a te si leve e voli,
finita la sua guardia e ’l pianto mio.

XXVI


Lassú ella preghi Dio lo faccia salvo.

Spirto beato, che, mirando fiso
nel chiaro specchio di quel sommo bene
ove ponesti giá l’alta tua spene,
vedi il mio stato infin dal paradiso;

se, come dèi, cosi da me diviso,
prendi pietá de le mie gravi pene,
si come allor che si dolci catene
stringean due cori e meco era il bel viso;

le amorose speranze e ’l van disio,
che m’han si stanco, ornai prega ch’io volga
a cui di gloria tal ti fece degno,

acciò che, quando poi morte mi sciolga
di questo career doloroso e rio,
venga a star vosco nel celeste regno.