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XXIII

La vede in cielo; aspetta lo chiami a sé.

Come da dense nubi esce talora
lucido lampo e via ratto sparisce,
cosi l’alma gentil per cui languisce
Amor, s’uscio del suo bel corpo allora.

Seguilla il mio pensiero e la vede ora
che con l’eterno suo Fattor s’unisce,
e mia casta intenzion pregia e gradisce
e co’ suoi detti la mia fede onora.

Io rimasi qua giú, ministro fido,
a por ne l’urna il suo cenere santo
e far degli almi onor publico grido.

Or, le mie parti con pietá fornite,
sazio del viver mio, non giá del pianto,
aspetto ch’ella a sé mi chiami e ’nvite.

XXIV


Gli riveli i secreti del paradiso e ne lo faccia degno.

Poiché qui fusti la mia luce prima
a dimostrarmi aperto e nudo il vero,
e festi ardente il tepido pensiero
eh’un’ombra pur di ben non vide in prima,
or che Dio, in cerchio de’ beati, stima
e premia i merti del tuo cor sincero,
apri a l’alma i secreti di quel vero
regno e l’aita ivi a salir in cima;

ché salirá sol che tu dica a lui:

— Signor, quest’alma ai desir casti intenta
fu per mio studio giú nel mondo ceco;

io de’ suo’ bei pensier ministra fui,
ed io ti prego umil che le consenta
ch’eterno goda di tua vista meco.