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CLXVII

A un amico in lutto, mandando in dono un orologio.

Questo che ’l tedio onde la vita è piena,
temprando va con dolce inganno ed arte,
che l’ore insieme e le fatiche parte
tacito si, ch’altri le scorge appena,

con la veste conforme a l’alta pena
che d’ogni intorno ha pie lacrime sparte,
sen viene a voi per rallentare in parte
il giusto duol ch’a lamentar vi mena.

Voi, come in chiaro speglio, in lui talora
scorger potrete l’invisibil volo
di quel che passa e mai non torna indietro,

e come sia la vita nostra un’ora
e noi polvere ed ombra e sotto il polo
ogni umana speranza un fragil vetro.

CLXVI 1 I
Per monacazione.
1
Poi che vi spinse cosi bel pensiero
a lasciar questo vii, misero mondo
ed i passi drizzar per quel sentiero
che ne conduce a viver piú giocondo,
ite dove vi chiama il primo vero,
lasciando de’ peccati il grave pondo;
ite, donna gentil, ch’egli v’invita
a gaudio eterno, a sempiterna vita.
2
Né vi muovan piacer, non questi onori
che tanto il volgo sciocco apprezza e ammira
ché troverete ben piacer migliori
u’ il sommo Dio vie piú si mostra e spira.
Molti lasciáro giá regni e tesori,
a questo unico bene avendo mira;
ch’il posseder qua giú noia ed affanni
sovente apporta e sempiterni danni.