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Con voi non cerco di contar piú innante
di quel che ’l vero e la ragion mi detta:
pietá d’un vostro leggiadretto amante
che voi tra mille ha per padrona eletta:
tanti affanni ha sofferti e pene tante,
ch’ornai da voi giusta mercede aspetta;
giusta mercede aspetta, e mai non viene
altro ristor da voi che affanni e pene.
5
A che tanta durezza in voi piú regna?
Non è ragion né alcun dovere ’l vuole:
se nobil sete, egli è di stirpe degna
e v’ama piú di quel ch’amar si suole;
se voi portate di beltá l’insegna,
piú bel giovan di lui non vede ’l sole;
che se la diadema avesse e l’ali,
certo un angel parria tra noi mortali.
6
Deh, contemplate il suo viso sereno
e con quanta dolcezza gli occhi gira
e l’altier passeggiar di grazia pieno,
che ogni altra donna per vaghezza ’l mira,
e l’angelico aspetto, che non meno
altri per lui che lui per voi sospira;
e di ciò ben per prova io ne ragiono,
che da’ suoi lacci ancor sciolto non sono.
7
Gran gloria v’è ch’una beltá si rara
arda per voi, come si tiene altri in foco:
questo la fama vostra alza e rischiara
e vi dá tra le donne ’l primo loco.

Perché vi è dunque la sua pena cara?
perché di lui curate, aimè! si poco,
se v’ama, se v’adora, se v’inchina
per signora, per dea, per sua regina?