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CXXXVI

A un intrinseco del cardinale Tiberio Crispo, per lo studio perugino,
(tra il 1545 e il 1548)

Di caste donne un bel numero eletto,
varie di gonne e con ghirlande nuove,
discopre altra la fronte, alcuna il petto,
qual sotto un velo i cuori accende e muove.

Io rivederle ancor piú belle aspetto,
se grazia tal da la man sacra piove
e mostrarsi nei panni e ne l’aspetto
figliuole eterne de l’eterno Giove.

Ma fra queste una sola, onde piú duoimi
par che vile e negletta ancor si scorga:
secchi sono i suoi lauri, or querce ed olmi.

Deh, l’amor che per lei v’accende, porga
preghi al vostro signor, d’affetti colmi,
ch’ella per lui non men che l’altre sorga.

cxxxvn

Agli accademici perugini
incitandoli a gioire.

(1546)

— Tu pure andrai con mille navi e mille
a domar Ilio e far vermiglio il Xanto;
ma non puot’erba riparar né incanto
che vivo torni a le paterne ville.

Quelle brevi ore tue rendan tranquille
gli amici, e ’l vino e ’l ragionare e ’l canto. —
Cosi, senza mostrar segno di pianto,
disse Chirone al giovanetto Achille.

Dunque a sbandir ogni pensier molesto
il lieto uso fra noi giri sovente
e quel liquor ch’ogni aspra cura inganna:

se mai fu, di gioire il tempo è questo,
poi ch’alto senno e caritá te ardente
per lo nostro riposo oggi s’affanna (*).

(i)Cioè il Cardinal legato Tiberio Crispo [Ed.].