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CXXXI

In risposta al cardinale Tiberio Crispo. (circa il 1545)

D’Elicon esce e ben purgato un fiume,
che, virtú infusa, ogni velen ne tolle,
e la stella ch’apparve al nostro colle
lui riveste di lauro e noi di lume;

e, perché piú la nostra etade allume,
nudrir fra’ gigli un gentil cigno volle,
che, fuor d’ogni uso del secol folle,
ha celeste il suo canto, ostro le piume.

Or con tal luce umil drappello spera
d’accostarsi al bel rio, perché sia degno
che di lui gui«ki il chiaro augel divenga:

potria poi seco l’alta gloria vera
cantar del sol, che in piú felice segno
par che ’l mondo nudrisca e ’l ciel sostenga.

CXXXII


Al cardinale Tiberio Crispo (1).
(circa il 1545)

A te, signor, che con paterno impero ( 1 2 )
queste contrade reggi, udir conviensi
quant’occorre d’intorno; ond’ io correndo
son venuto, che a pena ornai respiro.

5 Né sarò forse il primo a darti nuova

di quel che dianzi con questi occhi vidi
ed ascoltai con queste orecchie, ben che

(1) L’accademia perugina, un carnevale, erasi proposta di onorare, sotto la mascherata finzione del trionfo del Tevere, il Cardinal legato. 11 Coppetta, fallito quel
disegno, i componimenti de* vari collaboratori, come si nota appresso, raccolse e
poi cosi collegò insieme per la recita [Ed.].

(2) Del Coppetta [Ed.].