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LXXXVI

Benigna e umile pur fra tanti onori.

Ecco Laura che spiega ai nostri giorni
l’onesto e ’l grave e ’l bello e ’l saggio e ’l santo
che de l’altra si canta, il cui bel vanto
par che si scemi appresso a questa e scorni.

Né perché il suo gran zio (») le chiome s’orni
di tre corone e di Pier vesta il manto,
né perché eli’abbia i due germani accanto
di mitre e palme alteramente adorni,
è però men benigna o meno umile
rivolge il ciglio, e ’l puro animo scopre,
sopra ogni gloria umana alto e gentile:

quindi escon gli atti e le parole e l’opre
cortesi e belle. Or torni ’l sacro stile,
né mortai lingua a dir di lei s’adopre.

LXXXVII


Anche i piú famosi, rimirandola, restai! attoniti.

Donna, di cui nel viso i gigli e l’ostro
mostran eh’è di sue grazie a voi cortese
l’alto del ciel motor, che a farvi intese
di beltá, di vaghezza inclito mostro,

se Paure, onde ha principio il nome vostro,
fermano il corso a rimirarvi intese
e, dal vostro splendor subito accese,
incendon l’aria e ’l bel paese nostro,
qual meraviglia pur, se mille e mille
uomini illustri al sol guardare intenti
il lampeggiante sol de’ bei vostri occhi,
sembrano scogli e tai spargon faville
che han forza d’infiammar le nevi algenti?
Cessin da lo stupor, cessin gli sciocchi.

(i) Papa Giulio terzo, Monti; e i due fratelli sono Fulvio e Ascanio [Ed.].