Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/175

40
S’Amor giá mai con strai di piombo o d’oro
di contrario voler duo petti punse
per darne esempio a l’amoroso coro,
tal oggi Alessi e Coridon disgiunse.

Dafne gradi, poi che fu verde alloro,
l’amante, e fregio a le sue chiome aggiunse;
ma costui, cangi stato o muti forma,
fuggirá sempre de’ tuoi passi l’orma.
41
Oh quante indignitadi addietro lasso,
quante miserie che tacere è bello!

Avrai, dal lungo travagliar poi lasso,
penitenza a le spalle e ’l suo flagello;
di Tantal proverai la sete e ’l sasso
di Sisifo e di Tizio il fiero augello;
un lustro insomma con perpetuo scherno
o se maggior supplizio è ne l’inferno.—
42
Scolori Febo al suo tacer le bionde
chiome e ritolse innanzi sera il giorno :
s’udir fremere i venti e mugghiar Tonde,
sussurrar Tapi in quel bel prato adorno,
scuotersi i rami e sibilar le fronde,
pianger gli augei che gian volando intorno;
e’ predicevan tutti in lor sermone
l’infelice destin di Coridone.