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LXXIII

A Lodovico Sensi. Belío, Alessi, come Alessandro Magno.

Quando io miro di rame alcuno intaglio
che, Lisippo imitando, rappresenti
la reai forma e i vivi spirti ardenti
di quel che al mondo die’ briga e travaglio,
a la divina, alma sembianza agguaglio
l’altiera fronte e i chiari occhi lucenti,
onde ne giro i miei ciechi e dolenti,
e rimirando in essi ancor m’abbaglio.

Ma, Senso, dimmi tu, cui non è tolto
in quel viso affissar ognor le ciglia,
se ’l mio giudizio è vero o pur s’inganni ;

né mi biasmar ch’ai suo giovenil volto
mi rendessi prigion, se rassomiglia
colui che vinse il mondo in si verdi anni.

LXXIV


Lo ricordi nei luoghi dolci alla memoria.

Se non è morto in tutto ’l bel disio
che vi fe’ sospirar si dolcemente,
caro mio bene, e se vi torna a mente
ch’io son pur vostro e foste ancor voi mio,
salutate per me le piagge ov’io
con voi tn’assisi e ragionai sovente,
e siavi contra la stagione ardente
schermo il pensar a quel verno aspro e rio;

dite a quei boschi, or di lor veste adorni,
che dianzi erano ignudi, e ’l sol non dorme
per far lor cangiar vista in pochi giorni:

cosi convien che voi muti e trasforme;
ma che curo io che ’l viso un altro torni,
se sta l’animo saldo al mio conforme?