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s’infiammò d’ira e con turbato aspetto
squarciommi i panni e ’l petto;
e partissi da me poi lento lento,
tal che solo a pensarvi ancor pavento.

D’oro sparso e di gemme alfine io scòrsi
purpureo letto ove dormia soave
giovane illustre, di ferir giá stanco:
ivi con l’occhio e col pensier discorsi
bellezze che sembianti il ciel non have,
ch’a ricontarle ogni bel dir vien manco;
ma sovra l’omer bianco
volar faville dal mio petto acceso
per quel signor che ’l mondo accende e sforza;
cosi, desto per forza,
via sen volò da la mia vista offeso;
io restai cieco e ne’ suoi lacci preso.

Canzon mia, se di questo,
al tristo avviso, fui mesto e dolente,
che fia, poi che ’l mio danno è giá presente?

LXX


È il natalizio d 1 Alessi : tutto è letizia; egli solo in pianto.

Questo di lieto anni tre chiude e venti
che fu del vago Alessi ’l mondo adorno:
pastor, correte a celebrar quel giorno
e coronar di fiori i vostri armenti.

Pianga sol Coridone e si rammenti
che se quel di fiorir le piagge intorno,
e primavera a voi fece ritorno,
egli ebbe il ciel nimico e gli elementi ;

per lui si accese ogni luce empia e fella,
il crudel Orione armato apparve
e Saturno ’l suo tòsco iva spargendo,
e Marte, in grembo a l’amorosa stella
fiammeggiando, dicea, come a me parve :

— Qual per te guerra, o Coridone, accendo!