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XX

Maggiori d’ogni parola le sue pene.

Fida mia carta, se la bianca mano
che ’n mille nodi e mille il cor mi lega,
per mia ventura ti rivolge e spiega,
e sia da quella ogni timor lontano,
e se quel ciglio alteramente umano
a la bassezza tua s’inchina e piega,
e se l’alto intelletto udir non niega
quel che fai chiaro in brevi detti e piano,
dirai che quel c’ ho chiuso entro nel core,
foglio non chiude, e non può studio ed arte
mostrar con voci morte un vivo ardore;

stancar ben posso penne, inchiostro e carte
per ombreggiar quanto m’insegna Amore,
ma non pur dirne la millesma parte.

XXI


Le manda il proprio ritratto.

Se da la mano, onde fui preso e vinto,
fossi scolpito nel cor vostro anch’io,
come voi sete dentro al petto mio,
non manderei me stesso a voi dipinto.

Or, se v’annoia il vero, almeno il finto,
che sempre tace in atto umile e pio,
mi ritolga talor dal cieco oblio
lá dove m’ha vostra durezza spinto;

e, contemplando nel suo volto spesso
i miei gravi martiri e ’l chiuso foco,
qualch’ombra di pietade in voi si desti:

ma, se ciò non mi fia da voi concesso,
convien che manchi il vivo a poco a poco
e l’immagine sola a voi ne resti.