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Ma chiusa fiamma, ond’ ha il dolor piú vivo,
chiuder non posso in cosi breve foglio:
se qui notassi quel eh’in cuore scrivo,
io farei di pietá rompere un scoglio.

Dunque se ’l vostro bel lume visivo
cerca parte saper del mio cordoglio,
legga nel volto, del mio cuore speglio,
né può vederlo in altre carte meglio.
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E s’ivi scritto apertamente vede
un cuor non finto in gentil voglie acceso,
un servir pronto, un’amorosa fede,
un desir sempre a l’onor vostro inteso,
quando talor il luoco e ’l tempo il chiede,
non mi sia ’l guardo e ’l bel parlar conteso;
queste due cose chieggio e non piú innanti,
ultima speme de’ cortesi amanti.

XIII


Non Io guardi, ella, cosi fieramente.

Fra cotante bellezze ed ornamenti
onde va ricca sovra ogni altra Flora,
piú di voi cosa non vagheggio ancóra,
che tenga gli occhi miei paghi e contenti;

ma s’io li fermo a contemplare intenti
nel sembiante gentil che m’innamora,
qual fallo è ’l mio, che fulminate allora
sguardi ver’ me piú che saette ardenti?

Se non si vieta il riguardar le stelle,
che son lumi del ciel, perché m’è tolto
di mirar l’altre cose in terra belle?

Pur che ver’ me rassereniate il volto,
andrò spargendo in queste parti e ’n quelle
che ’l fior d’ogni bellezza è ’n voi raccolto.