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tro che triumviro; e Claudio che fu in seguito Imperatore dimorò anche in questa città, ove perde suo figlio Druso.

Verso i primi anni del regno di Nerone avvenne, per causa dei giuochi nell’anfiteatro, un combattimento fra i Pompeiani ed i Nucerini uniti ai campani; vinsero i primi, ma furono in pena privati per dieci anni degli spettacoli gladiatorii.

Pompei fu quasi distrutta dal tremuoto dell’anno 63 di nostra Era. E stava rifacendosi dei danni sofferti, quando nell’anno 79 l’eruzione del Vesuvio la coprì di ceneri e lapilli, insieme ad Ercolano, Stabia, Retina, Oplonti. Ciò avvenne sotto l’impero di Tito.

La catastrofe durò tre giorni, nel qual tempo disparve la luce del sole, e tutta la popolazione cercava salvarsi verso il mare che giungeva, secondo alcuni, fin presso le mura; sicché i Pompeiani si videro privi in poche ore della loro patria e delle loro sostanze, essendo stata la città interamente sepolta.

Plinio il giovine in due sue lettere a Tacito narra questo avvenimento funesto con alquanti dettagli.

Dopo qualche tempo gli abitanti vi ritornarono per eseguire scavi, onde penetrare nelle loro case e prendere ciò che non avevano potuto salvare nella fuga.

Nei secoli posteriori il nome di Pompei restò nell’obblio, non ostante che nell’anno 1592 essendosi dovuto costruire un acquedotto per portare le acque del fiume Sarno a Torre dell’Annunciata, si fecero dei cavamenti, nei quali si scoprirono moltissimi ruderi.

Nel 1748 cominciarono ad eseguirsi con regolarità gli scavi per ordine del Re Carlo III, il quale comprò tutti quei terreni che coprivano la città.