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feudo dalla Chiesa con certa somma di danari. Ma sendo giá gonfiati gli animi tra Napoli e Milano, e pieni di diffidenzia ed odio grandissimo, el signore Lodovico seguitava la pratica co’ franzesi, e’ quali non dicevano piú volere passare, ma si mettevano in ordine di farlo di prossimo. E ricercando loro la cittá di fare composizione e dichiararsi con loro, per mettere tempo in mezzo e dare parole, licenziati e’ primi imbasciadori, vi furono mandati nuovi oratori messer Guidantonio Vespucci e Piero Capponi.

Nella fine dell’anno mori el re Ferrando, e venne lo stato in Alfonso duca di Calavria suo primogenito el quale scrisse una lettera di mano propria al signore Lodovico, si amorevole e si piena di buone parole e promesse di volere essere suo, che lo commosse grandemente e lo inanimò a volere pensare di pacificare le cose di Italia e divertire questo umore de’ franzesi. Ma sendo poi, per non so che piccolo accidente, di nuovo rialterati gli animi, riscaldando tutto di le cose di Francia, el papa dubitando forse che troppa piena non venissi in Italia si accordò col re Alfonso e co’ fiorentini; per le quali cose piú riscaldato el signore Lodovico, ed al tutto inimico del re e di Piero de’ Medici, e persuadendosi, se loro non ruinavano, non potere essere salvo, non restava a fare nulla per condursi al disegno suo.