Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/80

lui tanta autoritá, che si può dire la cittá non fussi a suo tempo libera, benché abondantissima di tutte quelle glorie e felicitá che possono essere in una cittá, libera in nome, in fatto ed in veritá tiranneggiata da uno suo cittadino; le cose fatte da lui, benché in qualche parte si possino biasimare, furono nondimeno grandissime, e tanto grande che recano piú ammirazione assai a considerarle che a udirle, perchè mancano, non per difetto suo ma della etá e consuetudine de’ tempi, di quegli strepiti di arme e di quella arte e disciplina militare che recono tanta fama negli antichi. Non si leggerá in lui una difesa bella di una cittá, non una espugnazione notabile di uno luogo forte, non uno stratagema in uno conflitto ed una vittoria degli inimici; e però non risplendono le cose sue di quegli fulgori delle arme; ma bene si troverrá in lui tutti quegli segni ed indizi di virtú, che si possono considerare ed apparire in una vita civile. Nessuno eziandio degli avversari e di quegli che 1’ hanno obtrettato, negano che in lui non fussi uno ingegno grandissimo e singulare; e ne fa tanto fede l’avere ventitré anni governata la cittá e sempre con augutnento della potenzia e gloria sua, che sarebbe pazzo chi lo negassi; massime sendo questa una cittá liberissima nel parlare, piena di ingegni sottilissimi ed inquietissimi, ed uno imperio piccolo da non potere cogli utili pascere tutti c’ cittadini, ma sendo necessario che, contentatane una piccola parte, gli altri ne fussino esclusi. Fanne fede la amicizia ed e; credito grande che ebbe con molti principi in Italia e fuori di Italia: con Innocenzio, col re Ferrando, col duca Galeazzo, col re Luigi di Francia, infino al Gran turco, al soldano, dal quale negli ultimi anni della sua vita fu presentato di una giraffa, di uno bone e di castroni; che non nasceva da altro che da sapere lui con gran destrezza ed ingegno trattenersi questi principi. Fanne fede, apresso a chi lo udi, e’ parlari sua publichi e privati, tutti pieni di acume ed arguzia grande, co’ quali in molti luoghi e tempi, e massime nella dieta di Cremona, si fece acquisto grandissimo. Fanne fede le lettere dettate da lui, piene di tanto ingegno che piú non si può