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IV. Congiura de’ Pazzi.—Aggressione in Duomo.— Morte di Giuliano de’ Medici. — Misure di repressione. — Effetti della congiura. La cittá di Firenze, come di sopra si è detto, era governata per le mani di Lorenzo de’ Medici, e lui era capo dello stato; el quale, benché apresso di sé avessi un numero di cittadini nobili e prudenti ne’ quali si distribuivano gli onori della cittá e si trattavano le cose di importanza, nondimeno in molte cose seguitava solo el suo consiglio e parere contro alla voluntá degli altri e teneva precipua cura che nella cittá non si facessi alcuno si potente che lui avessi cagione da temerne. Era allora in Firenze la famiglia de’ Pazzi ricchissima piú che alcuna altra della cittá, ed aveva trafichi in molti luoghi del mondo, e di qui era in grande riputazione in molte parte di Italia e fuori di Italia; era nobile nella cittá e con parentado grande ed uomini molto magnifichi e liberali, e nondimeno non avevano mai in alcuno tempo avuto molto stato, per essere tenuti troppo superbi ed altieri, la quale cosa gli uomini in una cittá libera non possono comportare; pure la nobilitá, el parentado, le ricchezze ed el distribuirle largamente, faceva loro credito ed amici assai. Capo di questa casa era messer Iacopo, uomo d’assai riputato e tutto da bene, se si gli fussi levato el vizio di giucare e bestemmiare; era sanza figliuoli, e per questo rispetto tanto piú tutta la casa concor-