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1 I. I manoscritti del Guicciardini. — II. Le storie fiorentine. — III. L’edizione Canestrini.— IV. La nostra edizione. — V. Lezioni del primo testo rifiutate dall’autore. I. Il primo che si propose di dare un compiuto inventario delle carte guicciardiniane fu l’abate Decio Maria Gallizioli, il quale dopo averle ordinate, per non dire disordinate, seguendo criteri del tutto personali ed arbitrari, le elencò nel suo Indice dei manoscritti, compilato nel 1737 (I ), sotto la lettera D. Alessandro Gherardi, che per la sua edizione critica della Storia d’Italia studiò con la diligenza che gli era propria i manoscritti dell’opera, esaminò anche le altre filze o buste, e certo ebbe l’intenzione di correggerne e completarne l’inventario. Ma le lunghe assorbenti cure della maggiore pubblicazione e la sua fine prematura gli impedirono di attuare tale proposito. Or sono quattro anni, uno studioso rumeno, André Otetea, ricercando i materiali per un suo volume guicciardiniano( 2 \ compulsò tutti i manoscritti originali e nella Bibliografia premessa al suo lavoro ne dette una descrizione sommaria, seguendo sempre l’ordinamento del Gallizioli. Questa descrizione, sebbene risenta della fretta con cui l’autore la preparò e non vada immune da molte e gravi inesattezze, rappresenta tuttavia, per il momento nel quale venne in luce, un notevole progresso sull’Indice settecentesco. Merito precipuo del conte Paolo Guicciardini, che con tanto intelligente amore conserva le preziose memorie dei suoi ante(1) Arch. Guicc., Inventarti, 3. (2) A. Otetea, Francois Guichardin. Sa vie publique et sa pensée politique. Paris, Picart, 1926.