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nel numero loro per conto de’ contadini uno Filippo di Puccierello; quale essendo uomo di seguito, e stato de’ primi inimici che avessino e’ fiorentini in Pisa, aveva cominciato a credere che in ultimo la vittoria sarebbe da e’ fiorentini, e però che e’ sarebbe bene farsi innanzi e acconciarsi con qualche condizione. Di che accortisi quegli cittadini pisani che erano ostinati, dubitando che lui alla ritornata di Pisa non facessi qualche movimento, gli persuasono rimanessi in Piombino e continuassi, mediante quello signore, la pratica dello accordo. Dove sendo rimasto, vi stette ir.sino a tanto che Pisa fussi chiusa da e’ tre campi; e di poi non potendo ritornare in Pisa, né volendo stare piú in Piombino, perché s’era accorto a che fine vi era suto lasciato, se ne andò a Lerici, e statovi qualche giorno, si risolvè volere tentare di comporre questa cosa. E però fatto intendere a Alamanno Salviati che volentieri verrebbe a San Piero in Grado a parlargli ed avuto salvocondotto, lo venne a trovare, e confermato da lui con molte ragione e promesse sul proposito buono, ne andò a Pisa; dove avendo detto apertamente che poi che drento mancava loro da potere vivere, ed el guasto gli aveva privati della speranza della ricolta, ed erano abandonati d’ogni soccorso forestiero, sarebbe bene pensare a qualche composizione cogli inimici, innanzi che la ultima necessitá gli costrignessi. Fece drento movimento e pensieri assai. Doppo la ribellione di Pisa, la quale non piacque meno a’ contadini che a’ cittadini, fu da principio el governo della cittá negli uomini piú nobili, piú ricchi e di piú riputazione, ed in quegli a’ quali per ogni rispetto si conveniva essere superiori; in costoro si distribuiva el priorato, el magistrato de’ dieci sopra la guerra, le legazione ed in effetto el pondo di ogni cosa. Ma continuando la guerra ed e’ pericoli ogni di in sulle porte della cittá, dove ogni di era necessario essere colle arme in mano, cominciorono a essere in tale credito quegli che colle arme facevono buona pruova, sanza distinzione di essere nobili o ignobili, che ristrettisi insieme, presono el dominio e la sustanzialitá di ogni cosa in se medesimi; perché in una