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XXXI.

Continua l’impresa contro Pisa. Seguitò lo anno 1509, principio di cose e movimenti grandissimi; nel principio del quale si distraevano le cure della cittá in dua pensieri: l’uno, l’assedio di Pisa, l’altro, la espedizione de’ principi collegati contro a’ viniziani; e’ successi di che, benché in gran parte venissino in uno tempo medesimo, narrerò separatamente, acciò che la distinzione tolga confusione. Lo avere fatto dua campi contro a Pisa, uno a San Piero in Grado, l’altro a Librafatta, era di natura, aggiunto allo accordo fatto co’ lucchesi ed alla poca vettovaglia che era in Pisa, che la speranza di conseguire quella vittoria tanto desiderata ogni di cresceva; ma e’ lucchesi a chi, non ostante lo accordo, questa reintegrazione nostra era molestissima, porgevano loro continuamente di furto quelle vettovaglie che e’ potevano; cosi loro uscendo continuamente di Pisa la notte, ne portavano e di quello di Lucca e de’ luoghi nostri di continuo da vivere. La quale cosa per essere el paese largo e paludoso, e dalla banda di Lucca montuoso, non si poteva proibire dalle gente nostre divise in due luoghi distanti; né mancava in sul nostro chi gli sovvenissi, perché qualcuno di quegli usciti pel passato di Pisa, o per amore della patria o per qualche suo parente o amico gli soccorreva; molti, perché le comperavano molto care, per guadagnare furtivamente ne vendevano; fra’ quali si disse allora publicamente essere stati