Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/326

Cosimo de’ Pazzi fu pronunziato in concestorio arcivescovo di Firenze; di che si rallegrò assai lo universale della cittá, perché era riputato prelato dotto savio e costumato. Fu bene opinione che el gonfaloniere n’avessi dispiacere per due conti; l’uno, per vederne privato el fratello, l’altro, perché pareva da credere che l’arcivescovo non fussi uomo da lasciarsi maneggiare da lui, ed inoltre che gli avessi, e naturalmente e per essere diventato amico de’ Medici, a essere piú tosto inimico che no; e però pareva da credere che e’ si pentissi d’averlo tolto al Cappone, el quale, se bene gli era inimico, era di natura e cervello si bestiale, e fattone si poco conto, che el gonfaloniere non aveva da stimarlo. E si notò che el gonfaloniere non fece fare la lettera in commendazione di messer Cosimo dalla signoria sola, ma volse el partito de’ collegi; di che, benché si potessi giustificare averlo fatto perché el papa vedessi el consenso piú universale della cittá, e cosi la lettera fussi piú efficace, pure dette ombra che e’ non fussi proceduto acciò che non si vincendo la lettera, non si scrivessi, la quale e’ non poteva per altro modo contradire, rispetto alla buona fama di messer Cosimo; nondimeno chi non si lasciò ingannare dalla passione, se bene e’ facessi concetto che al gonfaloniere dispiacessi, confessò non se ne essere veduto in lui segno alcuno, con tutto che e’ fussi certo che el cardinale Soderino cercassi a Roma, con ogni modo diretto ed indiretto, impedirlo. Entrò di poi lo arcivescovo nuovo in Firenze con allegrezza grande dello universale, per essere stata piú di trent’anni la chiesa nostra nelle mani dello Orsino, el quale non vi era quasi mai venuto, ma l’aveva amministrata qualche volta con vicari, qualche volta affittatala, e vendutone non solo el temporale, ma ancora lo spirituale. Posata questa parte dello arcivescovado, successe a Firenze uno accidente che tenne molti di alterata la cittá e fu per essere di momento grandissima; il che, acciò che meglio si intenda, s’ha a ripetere da piú alto principio.