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sua, che era riputato prima savio e valente cittadino. Richiese intanto el re di essere servito di gente d’arme; la quale cosa gli fu negata, allegando aversi a adoperare nelle cose di Pisa; di che lui temperando la indegnazione ne concepé ed el sospetto che aveva preso di noi, mostrò di non si adirare né risentire. E’ viniziani in questo mezzo si accordorono col re, la qual cosa non tolse e’ dispareri della cittá, giudicando alcuni che e’ l’avessino fatto per cognoscere la debolezza della Magna, alcuni, perché lo imperadore, per non ne dispiacere al papa, non gli avessi voluto accettare. Era el gonfaloniere riputato amico del re di Francia ed inimico di tutti gli inimici sua; la quale opinione non solo era in Firenze, ma ancora divulgata fuori della cittá, intanto che lo imperadore ne’ tempi che convocò la dieta a Gostanza, mandando uno uomo suo in Italia, gli dette una lettera di credenza a Alamanno Salviati e gli commesse lo confortassi a consigliare la cittá a volgersi alla via sua, dicendo che non aveva fatto capo al gonfaloniere, perché sapeva che lui non si discosterebbe mai da Francia; ed essendo questa opinione di lui, tutti coloro che confortavano la andata degli imbasciadori ne dicevano male, in modo che per la cittá n’aveva carico grandissimo. Allungavansi intanto le cose dello imperadore, perché e’ termini del venire si differivano tuttavia piú oltre; ed oltre allo essere e’ viniziani accordati col re, non si intendeva che el papa, o per avarizia o perché pensassi meglio di quanto momento e pericolo sarebbe questa impresa, concorressi a dargli danari; in modo che ultimamente lo imperadore, trovandosi in galea con poco biscotto, aviò una parte della sua gente verso el Friuoli, un’altra verso Trento per battere le terre de’ viniziani. E però e’ viniziani mandorono in Friuoli con grossa gente el signore Bartolomeo d’Albiano; dalla banda di Trento el conte di Pitigliano; ed el re di Francia mandò loro in aiuto buono numero di gente di arme, sotto messer Gian Iacopo da Triulzi.

Scorsono e’ tedeschi con poco numero e debolmente insino presso a Vicenza, e di poi avendo si grossa opposizione