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essere seco d’accordo ed aiutare fla] (ó ruina de’ viniziani. Essere da considerare che se noi fussimo d’accordo collo irnperadore e lui vincessi, recupereremo Pisa e cosi apunteremo seco; se e’ perdessi non ci mancherebbe modo a medicare Francia con danari, come ci aveva molte volte mostro la esperienzia; se noi fussimo d’accordo con Francia e lui vincessi, a noi non tornerebbe utilitá nessuna, perché con loro non ci era mai giovato el bene fare; se lui perdessi patiremo assai, e cosi seco ci toccherebbe a stare alla perdita e non al guadagno; doversi adunche risolvere in questa parte, né curare le parole del gonfaloniere, el quale, se bene vedessi la ruina della cittá, non sarebbe per deviare da Francia per la dependenzia che aveva con quello re e lui ed el cardinale suo fratello, che aveva in Francia benefici ed entrata per piú migliaia di ducati. Queste ragione si allegavano per chi consigliava el mandarsi gli imbasciadori; de’ quali molti si movevano però, e perché forse pensavano, in sulla venuta dello imperadore, rimescolandosi le cose della cittá potersi tórre lo stato al gonfaloniere.

Da altra parte al gonfaloniere dispiaceva el mandargli, mosso forse in secreto per non abandonare la amicizia di Francia, utile a sé ed al cardinale suo fratello, e perché, degli imbasciadori che avevano a andare, credeva che Alamanno, per essere inimico suo, gli opererebbe contro quanto potessi; di Piero Guicciardini sapeva che, se bene non gli operejrejbbe contro, non era per operare per lui da parte, ma solo attendere alle cose della cittá. In questo parere del non mandare imbasciadori concorrevano tutti quegli che seguitavano ordinariamente e’ pareri del gonfaloniere, come Niccolò Valori, Alessandro Acciaiuoli, Francesco Pandolfini e simili, e’ quali però non avevano molto credito; ma vi concorreva Piero Guicciardini, che difendendo vivamente questa parte nelle (i) [L’A. aveva scritto prima volete la totale, uina, poi sostituendo a volere, aiutare e togliendo l’aggettivo, cancellò per errore anche l’articolo.]