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salvo Ferrando, uomo valentissimo, si cominciorono a levare via e’ vantaggi, e l’una parte e la altra essere piú del pari. In questo mezzo Filippo duca di Borgogna, figliuolo di Massimiano re de’ romani e genero del re di Spagna, venuto personalmente in Francia a aboccarsi col re, praticò e concluse accordo fra questi principi; per virtú del quale avendosi a levare le offese, e l’una parte e l’altra a posare le arme, e cosi avendo el re di Spagna a ratificare quello che era stato fatto dal genero di suo mandato, faccendosi per parte di quello re molte cavillazoni, lo effetto fu che Consalvi venne nel reame a giornata co’ franzesi e gli ruppe vittoriosamente. E di poi seguitando la vittoria, acquistò in pochi di Napoli con tutto el regno, ed espugnò con somma industria e laude quelle fortezze di Napoli che erano riputate inespugnabile; e cosi ogni cosa venne in sua mano, eccetto Gaeta, nella quale rifuggirono una parte delle gente franzese. Alterossi e risentissi mirabilmente el re di questa percossa; e benché dalla parte di Spagna si facessino molte scuse ed introducessinsi nuove pratiche di accordo, veduto alfine che tutte erano parole, si risolvè a fare uno sforzo ed una impresa potentissima per recuperare lo stato e l’onore, e vendicare quella ingiuria che gli era stata fatta sotto la fede degli accordi. Era in questi tempi nata fra lui ed el papa indegnazione, la quale ebbe forse origine intrinseca, perché el re cominciava a non se ne fidare ed a temere della potenzia sua; ma le cagione che apparirono di fuora, furono che doppo la morte degli Orsini, el re scrisse al papa e Valentino, che in nessuno modo occupassino lo stato di Gian Giordano Orsino che era suo soldato, e benché loro, spacciato che ebbono lo stato degli altri Orsini, da Pitigliano in fuora, si accampassino a certe castella di Gian Giordano, el re se ne riscaldò tanto con lettere e con messi, e fecene tanta instanzia, che doppo molte querele del papa e Valentino, lo effetto fu che nacque uno accordo tra loro, per virtú del quale le terre che erano in quistione s’ebbono a dipositare in mano del re.