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confortati e’ cittadini, in modo che e’ Monti erano cresciuti di pregio; ed apressandosi di poi nel mese di giugno la festa di san Giovanni, si era fatte, faceva ed ordinava feste assai, in modo che e’ parevano ritornati quegli tempi lieti che erano innanzi al 94; quando dallo oratore nostro di Francia, che vi era Luca degli Albizzi, perché monsignore di Volterra era in viaggio che ritornava in Italia, vennono avisi di avere ritratto che non ostante la protezione del re l’animo degli inimici nostri era di manometterci; e se volessino intendere la minuta, vedessino di porre le mani adosso a uno ser Pepo cancelliere di Pandolfo Petrucci, el quale di Francia, dove aveva cerca licenzia dal re e non ottenuta di farci questo assalto, si ritornava a Siena, ed a chi era noto ogni cosa. Avuto questo aviso, fu subito mandato commessario a Arezzo ed in quelle circumstanzie, dove si dubitava rispetto alla vicinitá de’ Vitelli, Guglielmo de’ Pazzi, uomo leggiere e di poco governo e cosi tenuto universalmente nella cittá: ma perché lui come era eletto accettava ed era presto al cavalcare. ed e’ cittadini prudenti e di riputazione fuggivano pe’ disordini della cittá queste cure, fu deputato lui, e piú facilmente, perché messer Cosimo suo figliuolo era vescovo di Arezzo. E poco poi, dato buono ordine, fu preso ser Pepo a Firenzuola, e condotto a Firenze fu esaminato a parole, e non si ritraendo nulla non si procedé piú oltre; perché Pandolfo, intesa la nuova, aveva velocissimamente scritto a Firenze che ciò che fussi fatto di offesa a ser Pepo, lui lo rimetterebbe, e moltiplicatamente, nella persona di molti cittadini che si trovavano al Bagno a San Filippo in quello di Siena, e che subito erano stati sostenuti da lui. Per la qual cosa, avendosi rispetto a quegli privati, ser Pepo fu licenziato e lasciatone andare a Siena, non si sendo intesi e’ maligni umori che erano in Arezzo, e’ quali di subito scoppiorono.

Avevano alcuni de’ primi aretini tenuto pratica con Vitellozzo di ribellarsi dalla cittá; la quale cosa, trovandosi Guglielmo a Anghiari, gli fu particolarmente notificata da uno Aurelio da Castello inimico di Vitellozzo; di che lui, ritornato